Una ripresa al profumo di mosto e scienza
di Gianluigi Basilietti
Pensando unicamente all’emergenza Covid ancora in corso e ai sempre più conclamati cambiamenti climatici, per l’agricoltura italiana ci sarebbe da stare poco allegri. Per fortuna a dare una mano importante, se non risolutiva, ci pensa la scienza. Quella applicata contro la pandemia attraverso la vaccinazione, e quella che gli enologi mettono ogni anno a disposizione nella produzione dei vini. Certezze del sapere che fanno guardare al futuro con ottimismo. Come sta accadendo in queste settimane con la vendemmia, appuntamento a cui si è arrivati dopo mesi estremamente complicati, climaticamente parlando. Le gelate di aprile, il caldo record di agosto, le grandinate – come ha ricordato il presidente Riccardo Cotarella nel suo editoriale – hanno messo a dura prova i viticoltori e i professionisti. Fenomeni che in altre epoche avrebbero messo in ginocchio l’intero comparto, regalando vini non all’altezza dei mercati più importanti. Il sapere degli enologi riesce, invece, a superare le pesanti criticità con interventi mirati, a cominciare dalla fase vegetativa della vite, fino ad arrivare alla maturazione del grappolo d’uva. Ed è così che possiamo arrivare alla ripresa di settembre con il buon profumo del mosto, con la speranza che sia di buon auspicio per tutto il Paese Italia. Oltre che per il mondo del vino che, con l’arrivo dell’autunno si prepara a vivere due momenti straordinari di ripresa: il Vinitaly a ottobre e il Congresso nazionale di Assoenologi a dicembre.