Lollobrigida: “Il vino è un’eccellenza da difendere e promuovere nel mondo”
di Riccardo Cotarella
Sovranità alimentare, difesa e promozione del Made in Italy sono i punti cardine del nuovo ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida e del governo guidato dalla presidente Giorgia Meloni. Questa intervista al ministro arriva in un momento particolarmente delicato per il mondo del vino. Dopo il sospiro di sollievo per la decisione della Commissione europea di eliminare vino, salumi e carni rosse dalla lista dei vini pericolosi per la salute umana, soltanto qualche settimana fa l’Unione europea ha dato il via libera all’Irlanda di utilizzare delle etichettature per gli alcolici contenenti messaggi allarmistici come quelli che si leggono sui pacchetti delle sigarette. Il ministro è intervenuto sul tema vino e salute non solo nelle domande e risposte che di seguito potrete leggere, ma anche al Simposio di Assoenologi che si è svolto in gennaio a Napoli. L’intervista, ovviamente, si completa di tanti altri argomenti a cui Lollobrigida non si è sottratto.
Ministro Lollobrigida, partiamo dalla prima vera novità introdotta dal nuovo governo nel nome del suo dicastero. Cosa significa “Sovranità alimentare”?
È la chiave culturale su cui stiamo basando l’azione del ministero: mettere al centro il produttore e il consumatore, tutelando il diritto dei popoli a scegliere e difendere il proprio modello produttivo, valorizzando il territorio e la sua storia. Un principio semplice e sacrosanto, che però finora è stato tutt’altro che scontato. L’Italia, con la sua straordinaria ricchezza di prodotti, di biodiversità, di tradizioni e soprattutto di qualità, deve essere in prima linea per affermare che l’alimentazione è anche identità, cultura, rispetto del mondo del lavoro, qualità. Non possiamo pensare al cibo slegato da questi fattori, per questo dobbiamo chiederci non solo come produrre cibo capace di sfamare i popoli, ma anche come garantire che sia fatto rispettando proprio i popoli, le produzioni locali, le tradizioni alimentari tra cui spicca la nostra dieta mediterranea. Per questo ho incardinato fin da subito il lavoro del ministero su un indirizzo chiaro, univoco e che non lasci spazio ad interpretazioni: difesa del Made in Italy e di chi riconosce, valorizza, produce e promuove le eccellenze italiane, sul nostro territorio ma anche all’estero.
La Commissione europea ha tolto finalmente il vino, i salumi e le carni rosse dalla lista dei cibi dannosi per la salute. Ma poi abbiamo assistito al via libera dell’Ue all’Irlanda di utilizzare etichette allarmistiche per gli alcolici. E resta in piedi anche l’alert dell’Oms proprio per il vino. Come intervenire per difendere uno dei settori di punto del nostro agroalimentare?
La nostra posizione è chiara: la demonizzazione che alcuni cercano di fare a danno di determinati prodotti, tra cui il vino, è inaccettabile. Aver ottenuto dalla Commissione europea l’eliminazione di carne e vino dalla lista degli alimenti ritenuti dannosi per la salute è stata una vittoria importante, così come quella raggiunta ponendoci come capofila in Europa contro il Nutriscore, il cui iter è stato rinviato al 2024. Questi sono risultati per tutta la nazione, arrivati lottando in difesa delle eccellenze italiane, che si aggiungono all’altro passo avanti all’Europarlamento per la differenza tra consumo nocivo e moderato di bevande alcoliche. Anche rispetto al via libera all’Irlanda per usare l’etichetta ‘Nuoce gravemente alla salute’ sugli alcolici senza distinguere tra consumo e abuso, la nostra posizione è fortemente critica.
Sono convinto che il dibattito in corso sia fondato su due modi culturalmente opposti di vedere i cittadini: da un lato una scuola di pensiero che vede solo consumatori, automi paragonabili a lavatrici su cui apporre un bollino colorato; dall’altro, invece, c’è chi non vede consumatori, ma persone che vanno informate dei pericoli dovuti agli eccessi e non condizionate con meccanismi che possono risultare ingannevoli. Il vino fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea, della convivialità che ne è principio cardine e della cultura alimentare che deve avere un posto centrale.
Quali sono le priorità, a cui intende dare seguito fin dai primi mesi di questo suo mandato, per l’agricoltura italiana?
Stiamo investendo sull’agricoltura come risorsa cardine della nostra nazione. Sono molto soddisfatto che vari elementi delle linee programmatiche che ho presentato in Parlamento subito dopo l’insediamento abbiano trovato attuazione già nella prima legge di bilancio del governo Meloni. Abbiamo infatti subito tradotto in azioni concrete il principio della sovranità alimentare, stanziando 100 milioni di euro per sostenere le filiere produttive più in difficoltà e per aiutarle a rilanciarsi. Un secondo fondo importante che abbiamo voluto introdurre dispone di 225 milioni di euro per l’innovazione in agricoltura. Un altro elemento fondamentale sono i controlli, sui quali non possiamo abbassare la guardia perché il rispetto, il successo e la sicurezza del Made in Italy dipendono anche dal contrasto ai prodotti di qualità scadente e alle imitazioni. Abbiamo puntato quindi sull’aumento del personale in forza al Masaf a difesa dei nostri prodotti e delle nostre filiere. Tengo qui poi a sottolineare la lotta senza se e senza ma al caporalato. Ho firmato un decreto di contrasto a questo intollerabile fenomeno già nelle prime settimane del mio mandato. Abbiamo anche voluto agire per una semplificazione del sistema, prevedendo la possibilità di assunzione con contratti di 45 giorni annui e garantendo così una flessibilità maggiore in un settore soggetto ad eventi naturali, a loro volta determinanti per la produzione.
Molti giovani vorrebbero approcciarsi, a livello imprenditoriale, al mondo dell’agricoltura. Come sostenerli in questo percorso?
È un tema fondamentale. Sempre in legge di bilancio abbiamo prorogato l’esonero contributivo per le assunzioni a tempo indeterminato nel mondo agricolo di giovani under 36, donne e beneficiari di reddito di cittadinanza, insieme alla decontribuzione per imprenditori agricoli sotto i 40 di età, e 20 milioni di euro sono stati stanziati per incentivare lo sviluppo in agricoltura dell’imprenditoria giovanile e femminile. A queste misure si aggiunge l’esenzione dei redditi dominicali e agrari dall’Irpef. Sono convinto che il contributo delle nuove generazioni al mondo agricolo e agroalimentare sia determinante, oggi più che mai: i giovani hanno una naturale confidenza con le nuove tecnologie e abbiamo riscontrato che le imprese gestite da giovani hanno un valore aggiunto. Bisogna incentivarle e sostenerle.
Cosa rappresenta il vino italiano nel mondo?
Una domanda apparentemente semplice, ma che in realtà racchiude una complessità pari alla ricchezza di storia, sapori e tradizioni che si esprimono in un calice di vino italiano. Da Nord a Sud coltiviamo una varietà di uve senza eguali, abbiamo terreni tra i più ricchi e diversificati, diamo espressione a tantissime realtà territoriali. Anche le imprese vitivinicole italiane sono ‘superpotenze della qualità’, e posso assicurare che il governo Meloni sarà sempre dalla parte della difesa delle nostre eccellenze. Il vino italiano è indubbiamente uno dei simboli più importanti della nostra produzione e della nostra cultura.
Come lei stesso ha appena sottolineato, l’Italia è terra di grandissime peculiarità vitivinicole, sia territoriali che varietali. In questo senso vi è probabilmente la necessità di far conoscere al mondo anche le produzioni di nicchia di un territorio unico come l’Italia. Quali azioni immagina per condurre una promozione generale efficace?
La viticoltura italiana è uno dei più chiari esempi della distintività del settore agroalimentare nazionale: un’agricoltura spesso non intensiva, talvolta eroica, strettamente connessa alla tradizione e alla valorizzazione qualitativa dei vitigni locali; capace non solo, quindi, di produrre reddito e occupazione ma anche di dare un valore cruciale al contesto delle produzioni di eccellenza del Made in Italy, di salvaguardare i territori e di contrastare l’omologazione alimentare. Queste caratteristiche sono ben evidenziate nelle produzioni vitivinicole di nicchia e dal peso significativo dei vitigni autoctoni, che rispondono ai bisogni delle tre dimensioni della sostenibilità, ambientale, economica e sociale. La valorizzazione di vini rari e preziosi e la salvaguardia delle attività aziendali locali sono il frutto della tenacia e della passione di donne e uomini che come Masaf intendiamo, con forza, continuare a supportare. In particolare, il disciplinare di certificazione sulla sostenibilità della filiera vitivinicola contribuisce a una migliore gestione dei fattori della produzione e una maggiore tutela dei lavoratori, fino ad ampliare i mercati di sbocco. La digitalizzazione delle informazioni sul vino è un’opportunità consistente per il mondo produttivo, anche in chiave turistica, oltre che sul piano della trasparenza delle informazioni da trasmettere al cittadino, fattore su cui interveniamo anche con il nuovo fondo per l’innovazione in legge di bilancio. Inoltre, nella nuova Pac è previsto un sostegno pari a circa 324 milioni di euro annui, con la grande novità che l’erogazione di queste risorse è legata al rispetto delle norme a difesa dei lavoratori, anche in termini di condizionalità sociale.
Il vino si lega da sempre al turismo: c’è un progetto preciso per lanciare definitivamente l’enoturismo?
L’enoturismo, come il più ampio turismo enogastronomico, è un settore distintivo per il nostro Paese, capace di portare italiani e stranieri alla scoperta del territorio anche fuori dalle tratte più gettonate e da un turismo mordi e fuggi; è linfa importante per le aziende vitivinicole e penso soprattutto alle realtà di nicchia. Per valorizzare anche questo settore siamo pronti a lavorare in modo sinergico all’interno della squadra di governo, un esecutivo finalmente politico, composto di persone che si confrontano e lavorano senza compartimenti stagni per rispondere alle esigenze del Paese.
Il caro energia e il rincaro folle dei materiali sta mettendo a dura prova famiglie e imprese. Il comparto agricolo e quindi vitivinicolo stanno vivendo una stagione di grande sofferenza. Come intende intervenire il nuovo governo?
Già con la legge di bilancio abbiamo assicurato, per citare alcune misure, l’estensione del credito d’imposta per l’acquisto di carburanti per l’esercizio dell’attività agricola e della pesca e investito 200 milioni di euro per le imprese di autotrasporto. Per sostenere singoli e famiglie in difficoltà nell’acquisto di beni alimentari di prima necessità abbiamo stanziato 500 milioni di euro. Accanto a ciò è assolutamente necessario puntare sull’innovazione e l’efficientamento dei processi di produzione, come abbiamo fatto istituendo l’apposito fondo da 225 milioni in manovra finanziaria. Stiamo agendo in tutte le sedi per garantire i flussi di materie prime e contrastare l’aumento dei prezzi, consapevoli che la fase post-pandemica e la guerra in Ucraina hanno causato cambiamenti profondi. Questa presa d’atto non deve però sfociare in una resa ma al contrario, proprio perché questa situazione ha fatto emergere limiti evidenti all’organizzazione preesistente, è urgente riappropriarci dell’autonomia che l’Europa può e deve avere. Non si parla di chiuderci in un’isola, ma di dare certezze a famiglie e imprese: eventi contingenti, che possono avvenire in territori vicini ma anche a notevoli distanze da noi, non devono condizionare così pesantemente la vita dei cittadini.
Quali misure a favore dell’agroalimentare italiano e in particolare per il settore del vino sono contenute nel Piano nazionale di ripresa e resilienza?
Al netto delle considerazioni sulla necessità di un potenziamento e adeguamento alle esigenze attuali, che ho più volte ribadito, sul Pnrr voglio ricordare la misura relativa ai mercati, ai porti e alla logistica e quella relativa all’agrisolare, per le quali abbiamo raggiunto puntualmente i target previsti a dicembre 2022. Le aziende del settore vitivinicolo hanno potuto partecipare ai bandi per lo sviluppo della logistica e del parco agrisolare. Inoltre, con il Fondo per gli investimenti complementari al Pnrr, si è aggiunta anche la possibilità di fare domanda per i contratti di filiera, misura che può rappresentare una leva finanziaria molto utile per il comparto.
Come immagina l’agricoltura italiana e nello specifico il settore vino, nei prossimi dieci anni?
Sempre più competitivo, capace di preservare le unicità e le tradizioni del nostro territorio anche attraverso le tecnologie; fatto di persone e soprattutto di giovani sempre più consapevoli e orgogliosi dei prodotti di eccellenza che abbiamo e della cultura del cibo e del vino di cui noi italiani siamo portatori e custodi.