Vinitaly, l’edizione che conferma il prestigio del vino italiano
di Riccardo Cotarella
Se c’è un mondo affascinante e straordinario, quello è il mondo del vino, che trova la sua sintesi di bellezza e importanza nella fiera più prestigiosa e importante che risponde al nome di Vinitaly. Quella dello scorso anno era stata l’edizione della ripartenza dopo gli anni bui dell’emergenza Covid e con una guerra alle porte dell’Unione europea appena esplosa. Un anno dopo registriamo un netto miglioramento sul fronte della pandemia, ma purtroppo il conflitto in Ucraina ancora persiste e l’economia italiana è stata messa a dura prova dai rincari energetici e dei prezzi dei materiali. Nonostante il perdurare delle difficoltà, l’entusiasmo e le aspettative sono altissime per questo Vinitaly 2023 che, siamo certi, sarà l’edizione della riconferma. In particolare, di come il vino sia il vero oro – inesauribile – del nostro Paese, capace di resistere meglio di qualsiasi altro prodotto alle crisi, anche quelle più gravi. Assoenologi ancora una volta è al fianco della manifestazione e lo dico con grande orgoglio. La formula sempre più orientata al business, proposta e sviluppata negli ultimi anni, è senza dubbio vincente per le imprese che decidono di raggiungere VeronaFiere ed è apprezzata anche dai tanti appassionati del vino che nei giorni dell’evento visitano il salone internazionale. Vinitaly è la vetrina più prestigiosa del vino italiano e mondiale e, in tal senso, ci auguriamo che possa esserlo anche negli anni futuri, perché il vino italiano ambisce e ha tutte le carte in regola per diventare il numero uno al mondo e non solo per quantità prodotte.
La sfida all’insegna dell’alta qualità delle nostre bottiglie è stata da tempo raccolta da noi enologi, ormai non più solo tecnici di cantina, ma dei veri e propri manager e comunicatori dell’intera filiera vitivinicola. Vinitaly ogni anno è anche occasione per affrontare temi di grande attualità con rappresentanti di governo e delle associazioni di categoria. Siamo particolarmente soddisfatti che in questa edizione il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, abbia annunciato di voler affrontare la questione vino e sanità e quindi consumo consapevole assieme anche ai ministri del turismo Daniela Santanché, della Salute Orazio Schillaci e delle Imprese Adolfo Urso. Sapete quanto è caro ad Assoenologi questo tema e quanto la nostra Associazione si sta spendendo perché si possa evitare la demonizzazione del prodotto vino in nome della salute pubblica. Ma la presenza così imponente del governo nazionale – al Vinitaly pare che sia attesa anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni – al di là delle problematiche da affrontare, è senza dubbio un segnale importate per tutto il nostro mondo che reclama da sempre quella giusta considerazione per essere uno dei fiori all’occhiello dell’economia italiana, oltre che la punta di diamante del nostro agroalimentare. A sottolinearlo una volta di più sono i recentissimi dati dell’Osservatorio Uiv, Ismea e Vinitaly, in cui si evidenzia come il vino italiano nella bilancia commerciale chiude in attivo di oltre 7,3 miliardi di euro. E bene pure l’export, il 2022 si è chiuso con il record di 7,9 miliardi di euro, facendo registrare un +9,8%. Risultati soddisfacenti, ma che devono indurci a salire ancora di più di livello e migliorarci giorno dopo giorno. Per farlo occorre professionalità e sostegno legislativo. Il momento che stiamo vivendo è difficile ed entusiasmante al tempo stesso, sta a noi interpretarlo nella giusta maniera per far sì che il vino e la vitivinicoltura in generale possano essere sempre più traino delle nostre economie. Per chiudere questo editoriale mi affido alle parole – sperando che siano di buono auspicio – che ho tratto da un libro che mi era stato regalato dal mai dimenticato fraterno amico Nino D’Antonio. Sono di un poeta vissuto a cavallo tra il 1800 e il 1900, Libero Bovio che, a proposito del nettare di Bacco, diceva: “L’acqua divide gli uomini, il vino li unisce”.