Denigratori, crisi e cassandre: il vino non vi teme

di Riccardo Cotarella

 

La premessa è necessaria. Malgrado questo sia l’editoriale di dicembre, di natalizio avrà ben poco, sia nei toni che negli argomenti che verranno usati e toccati. Se la premessa era d’obbligo, la realtà dei fatti ci conferma quotidianamente che il vino non teme niente e nessuno. Ed è pronto a dare battaglia a chi vorrebbe affossarlo in nome della salute o di quelle subdole lobby che strumentalmente vorrebbero imporre le loro bevande.

Il vino non ha paura della crisi e nemmeno dei denigratori occasionali o di professione. Il vino non si fa intimorire, tantomeno dalle tante cassandre.

In questi anni segnati dalla pandemia, dalla crisi economica ed energetica, dalla guerra nel cuore dell’Europa, abbiamo dato dimostrazione di essere non solo resilienti, ma addirittura capaci di migliorarci. Lo abbiamo fatto in nome dell’amore e della passione verso il nostro mondo, lo abbiamo fatto per le nostre aziende e per le nostre famiglie.
Lo abbiamo fatto con forza senza paura e con tanto coraggio, e a proposito mi torna in mente una frase di Martin Luther King: “Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno”. Questa citazione la trovo meravigliosa e affascinante. Ma soprattutto realistica.

Quante volte ci è capitato nella vita di dover affrontare delle paure che puntualmente abbiamo superato di slancio solo se le abbiamo affrontate con coraggio? Adesso è esattamente il momento di cercare dentro di noi quel coraggio necessario per scacciare chi vuole il male del vino.

Qualcuno si chiederà a chi mi riferisco. Insomma, con chi ce l’ha il presidente di Assoenologi? Intanto con chi attacca il nostro mondo per interessi personali, ma lo fa in nome della salute pubblica. Non dimentichiamoci che c’è chi in ambienti non estranei all’Unione europea e all’Organizzazione mondiale della sanità, sta additando il vino come un prodotto cancerogeno.
Un tema di cui ci stiamo ormai occupando quotidianamente e torneremo a farlo in gennaio con una grande Simposio a Napoli che si concentrerà proprio su “Vino e Salute”. Assoenologi ha deciso di farsi capofila della resistenza, necessaria per ricacciare indietro questi folli attacchi che rischiano, prima o poi, di creare seriamente dei danni inestimabili al vino, patrimonio della nostra storia e tradizione culturale e gastronomica.

E per essere ancora più chiari: credo che in Italia fino ad ora sia stato fatto molto in difesa del nostro mondo rispetto alle istituzioni europee, ma non abbastanza. Recentemente ho avuto modo di chiedere al neo ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, di esercitare davvero, una volta per tutte, quella sovranità alimentare con la quale ha inteso ampliare il nome del dicastero che è stato chiamato a guidare.
Ma queste righe sono rivolte anche a chi vorrebbe portare sulle tavole del mondo vini improponibili, frutto di quella tanto sbandierata “naturalezza” che fa a cazzotti con la scienza e la ricerca. Un vino naturale è quasi sempre un vino sbagliato, nel senso che non esiste. Se lasciassimo totalmente fare alla natura il suo corso avremmo solo aceto e di dubbia qualità. E anche in questo caso dobbiamo avere il coraggio di dirlo e denunciarlo. Abbiamo impiegato decenni di lavoro, studio e sperimentazioni per arrivare a produrre vini equilibrati, eleganti, sostenibili che esprimono territorialità e si avvicinano alla perfezione. Non possiamo permetterci che quattro improvvisati stregoni inficino il lavoro di migliaia di produttori ed enologi.

Infine, quelle cassandre, pregne di frustrazioni, che prevedono futuri nefasti. A conti fatti sono forse la categoria peggiore. Generano ansie e timori. Propongono per il nostro settore scenari apocalittici, ancor più drammatici di quelli che viviamo. Fortunatamente trovano soltanto qualche sporadico, sprovveduto e soprattutto ingenuo accolito che sposa, purtroppo per lui, le loro farneticanti teorie.
In economia, come nella vita, l’ottimismo è un ingrediente essenziale per arrivare al successo. Senza perdere di vista la realtà delle cose, siamo chiamati a guardare al domani con determinazione e fiducia. Lo dobbiamo fare soprattutto per le nuove generazioni e noi enologi in questo siamo un esempio e dobbiamo continuare ad esserlo. Perché a noi il coraggio, che scaccia la paura, non ci manca. A questo punto, non mi resta che farvi gli auguri di buon Natale e felice anno nuovo brindando rigorosamente con gli ottimi spumanti italiani.