NURAGUS b.

di ASSOENOLOGI con la collaborazione di ATTILIO SCIENZA, ROBERTO MIRAVALLE, CHRISTIAN PUECHER e DANIELE MANCA.

Sinonimi: Vitigno sardo per eccellenza, dispone di abbondanti sinonimi, spesso legati alla generosità di questo vitigno: Abbondosa, Axina de poporus (uva dei poveri), Axina de Margiani (uva della volpe), Meragus, Vitis Abbundas, Axina scacciadeppidus (scacciadebiti), Preni tineddus (riempitini), Nuragus, Trebbiana.

 

CENNI STORICI 

Il termine Nuragus associato al vino compare nel Settecento in riferimento a uno dei vini maggiormente prodotti a quel tempo: il Muscadeddu de Nuragus (Ferrante, 2001). Nel secolo successivo Moris (1837) lo inserisce tra le uve a bacca giallo-rosata e lo definisce “Vitis abundans vern. Nuragus frequentissime culta”.  A fine Ottocento, nelle relazioni parlamentari sulle condizioni dell’agricoltura in Sardegna, il Nuragus risulta essere ancora il vitigno più coltivato nel circondario di Cagliari (Salaris, 1885) e nel Bollettino ampelografico del 1887 viene indicato tra le uve coltivate in questa provincia associato al nome Trebbiana. Nell’Ampelografia Universale di G. Di Rovasenda (1877), alla voce Nuragus, si legge: “sinonimo Abbondanza….acini neri o rossicci rotondi…Ottavi lo dice identico a Trebbiana nera?” Poi elenca un “Nuragus blanc Sardaigne”. Nell’Ampelografia italiana (1879) compilata per cura del Comitato Centrale Ampelografico con la cooperazione delle Commissioni Provinciali, Alla voce “Monica” si legge: “essa è generalmente destinata a comporre vini da pasto in unione alle uve di Nuragus, Bovali, Zinzillosa o altre varietà”. A fine Ottocento è presente sul “Journal des Viticulteurs et Agricuteurs (Santy 1895) ed è descritto da Cara e Sante Cettolini della Regia scuola di viticoltura ed enologia di Cagliari. Cettolini lo descrive accuratamente nel 1893-1895, sottolineando l’incerta origine e i numerosi sinonimi tra cui Axina de margiai (uva della volpe), a Iglesias Axina de popurus (uva dei poveri) poiché molto produttiva. Cara (1909) cita come suo sinonimo “Abbondosa” e ne ipotizza un’origine fenicia. Mameli (1933) esclude la sinonimia con il Trebbiano e sottolinea come nei primi decenni del Novecento il vitigno risultasse ancora il più coltivato nel Campidano. Bruni (1962) lo assimila al Lacconargiu e alla Malvasia di Luras, esclude la sinonimia con l’Arvaranzeuli ed indica la presenza di due biotipi distinguibili dalla diversa vigoria e produttività.
È iscritto al Registro nazionale delle varietà dal 1970. Nuragus b. entra nelle liste OIV (1966) e di Galet (2000),). Nelle diverse zone dell’Isola, spesso con viti frammiste, si possono riscontrare due biotipi del “Nuragus”, con caratteristiche quasi eguali: uno meno vigoroso e meno produttivo, ma con produzione di uva con migliore qualità.

 

 

 width=

 

 

ORIGINE DEL NOME

Una ipotesi suggerisce la derivazione dall’etrusco “nur” (fuoco), un’altra fa derivare il nome dai nuraghi, le costruzioni simbolo della civiltà nuragica (1800 AC).

 

GENETICA 

L’identità genetica del Nuragus è stata recentemente indagata, grazie ad un imponente progetto di catalogazione e caratterizzazione delle varietà autoctone di Sardegna (Progetto AKINAS). Grazie a questo studio è stato possibile confermare molte supposizioni riguardanti questo vitigno. In particolare, è stato verificato che il Nuragus è sicuramente una varietà autoctona in quanto non sono state riscontrate corrispondenze genetiche con altre varietà italiane ed estere. Lo stesso studio ha evidenziato una parentela con il Semidano con il quale condivide 24 alleli su 44 (Akinas – Uve di Sardegna, G. Lovico 2017). Secondo De Mattiae al (2007) ci sono altre due varietà che condividono il nome Nuragus: Nuragus Moscadeddu o N. Moscatello o Nuragus rosso Rompizolla e Nuragus Arrubiu, quasi scomparso.

 

CARATTERISTICHE DEL VITIGNO 

Il vitigno presenta un apice a ventaglio, cotonoso, di colore verde biancastro, spesso con orlo rosa, piccolo, Le foglioline apicali (dalla 1a alla 3a) sono piegate a gronda, trilobate, seno peziolare aperto a V, cotonose, di colore verde biancastro, con orlo carminato e sfumate in rosa sulla pagina inferiore. Il germoglio alla fioritura si presenta con un apice: a ventaglio, cotonoso, di colore verde biancastro con orlo carminato, medio. Le foglioline apicali: piegate a gronda, trilobate, glabre sulla pagina superiore e lanugginose su quella inferiore, di colore verde con orlo carminato.
Il tralcio erbaceo è quasi circolare, liscio, leggermente aracnoideo verso l’estremità, di colore verde sfumato e striato in marrone-vinoso, specie verso la parte apicale. I viticci hanno distribuzione intermittente, bi-trifidi, di color verde e di medio vigore. Il grappolo a maturità è di media grandezza o grande, serrato, semi-serrato e raramente spargolo per leggera colatura, conico o cilindro-conico, spesso alato e piramidale, rachide di colore verde, peduncolo corto, di media grossezza, semi-legnoso. L’acino è di media grandezza, sub-ovale, sub-rotondo e anche rotondo come da altri indicato, sezione trasversale regolare, circolare; buccia di colore giallo-dorato e anche leggermente sfumata in rosa a completa maturazione e nelle migliori esposizioni, mediamente pruinosa, semi-grossa e consistente; ombelico appena o mediamente evidente, polpa sciolta o quasi molle, di sapore semplice; pedicello di media lunghezza, esile e di colore verde, cercine poco verrucoso, piccolo e di colore verde, pennello di media grossezza o quasi piccolo, esile e di colore verde-giallastro; separazione dell’acino dal pedicello non difficile. I vinaccioli: numero da 2 a 3 per acino, forma regolare, grandezza media, becco regolare, calaza ovale. Il tralcio legnoso è di media lunghezza o lungo, di media grossezza o grosso, vigoroso, con femminelle in numero e vigore medio, sezione rotondeggiante e superficie liscia, nodi grossi meritalli di media lunghezza o anche corti, con corteccia di colore marrone, leggermente sfumato in violaceo, uniforme e spesso cosparso di macchie e punteggiature scure, provvista di striature fitte, regolari e poco marcate; diaframmi sottili, midollo di media grossezza o grosso; gemme di media grandezza, coniche, acute, mediamente o alquanto sporgenti.
Il tronco: di medio vigore.

 

FENOLOGIA

Germogliamento: un po’ tardivo, fioritura in epoca ordinaria o tardiva. Maturazione dell’uva: III o IV epoca. Caduta delle foglie tardiva.

 

 width=SUOLI E CLIMA 

Con specifico riferimento all’areale del Parteolla. I terreni si trovano ad un’altitudine sul livello del mare tra i 120-220 m. I suoli sono di origine autoctona e derivano dall’evoluzione di marne mioceniche con intercalazioni di arenarie fini compatte ed argillose e di scisti più o meno arenacei. Essi assumono caratteri uniformi e si presentano abbastanza profondi, a tessitura franco-argillosa o sabbio argillosa e reazione alcalina, strutturalmente possiamo dire che sono terreni di medio impasto. Il clima di questo areale è particolarmente favorevole alla coltivazione della vite, le piogge mensili mediamente mostrano due picchi, in novembre e in aprile. Per una media annuale di circa 600 mm. Le temperature massime raggiungono mediamente valori di poco superiori ai 30°C nei mesi di luglio e agosto, mentre le minime scendono a sotto i 5 °C nel mese di febbraio. 

 

LA COLTIVAZIONE

 width=L’attuale superficie coltivata a Nuragus è di poco inferiore a duemila ettari (Agenzia Laore, 2017), di questi solo poco più di 400 rivendicano la denominazione. La produzione vivaistica degli ultimi anni rivela un rinnovato interesse per questo vitigno. Il vitigno è molto vigoroso e preferisce quindi forme di allevamento espanse e potature lunghe, la controspalliera potata a Guyot è la forma di allevamento più diffusa. I nuovi impianti devono avere una densità minima di 3500 ceppi/ha. Il portainnesto più utilizzato è il 1103 Paulsen in virtù della buona resistenza alla siccità.
Il Nuragus è forse la varietà di vite meglio adattata al clima del sud Sardegna, mostra un’ottima resistenza alle gelate primaverili e una buona resistenza alla siccità e alle alte temperature. È sensibile all’oidio e ha una buona resistenza alla peronospora. Data la dimensione e alla compattezza dei grappoli è particolarmente sensibile agli attacchi della tignoletta e teme la botrite.
Il Nuragus si adatta bene alle varie tipologie di terreno ed esprime al massimo il suo carattere nei terreni calcarei.

 

CLONI ISCRITTI AL REGISTRO

Attualmente risulta un solo clone iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Vite: I – CFC 26. La sua registrazione risale al 1993.

 

I VINI

I vini ottenuti dal vitigno Nuragus, si distinguono in finezza e mineralità e per le moderate gradazioni alcoliche. La Doc Nuragus di Cagliari comprende due tipologie “secco” e “frizzante”. Questo vitigno può concorrere alla produzione delle altre denominazioni in misura non superiore del 15%. Entra nella composizione delle IGP: Barbagia, Colli del Limbara, Isola dei Nuraghi, Marmilla, Nurra, Ogliastra, Parteolla, Planargia, Provincia di Nuoro, Romangia, Sibiola, Tharros, Trexenta, Valle del Tirso, Valli di Porto Pino.

 

 width=

 

LA VINIFICAZIONE

Il Nuragus è un vitigno molto generoso, questa è stata la sua fortuna ma anche la sua grande sfortuna. È fondamentale impostare una corretta gestione agronomica del vigneto in funzione della tipologia di vino e quindi scegliere l’approccio di vinificazione più idoneo. Considerando che il Nuragus, se non in condizioni particolari di forte stress idrico o elevata evapotraspirazione, non esprime elevate concentrazioni zuccherine non è il vitigno d’elezione per la produzione di vini molto concentrati. Al contrario, questa varietà si presta alla produzione di buone basi da frizzantare o spumantizzare, fresche, sapide e non aromatiche e, diminuendo razionalmente le rese/ettaro, può fornire un’ottima uva per la produzione di vini fermi eleganti e minerali. Per affrontare correttamente il processo tecnologico è importante conosce bene le caratteristiche della bacca. La degustazione delle uve è un passaggio essenziale per prendere confidenza con la materia prima.

 

 width=


La peculiarità del Nuragus è quella di avere acini dalla buccia molto coriacea e particolarmente ricca in tannini, uno studio degli anni Ottanta, mirato ad indagare le ragioni della facile “maderizzazione” dei vini Nuragus mostra chiaramente il potenziale in polifenoli (polimerizzati e non) di quest’uva. La Tab.1 (elaborato da A. Vodret, G. Madau, V. Vacca, 1982) riporta i contenuti in polifenoli totali e catechine di vini ottenuti per “vinificazione tradizionale con le vinacce” e “vinificazione senza vinacce”.Nel caso di macerazioni prolungate i vini presentavano contenuti medi in polifenoli di 2000 mg/L (espressi in acido gallico) e contenuti in catechine medi di 359 mg/L.  Questi valori sono paragonabili ad un vino rosso di media struttura.

 

 width=

 width=

 

Il campione 15 è stato scartato in fase di elaborazione in quanto risultava essere un out-layer, è curioso notare che questo campione rappresentava l’unico vino ottenuto da “pressatura soffice”.
In Tab.2 sono riportati i valori di polifenoli e catechine misurati su vini ottenuti da mosti chiarificati. I dati riportati in Tab.2 evidenziano quanto sia elevato il contenuto in polifenoli nelle bucce e quanto possono influire le scelte di processo nell’estrazione di questi composti (Madau G; Vacca V. , 1983). Si evince dai risultati che, evitando ammostamenti in fase di raccolta e operando una pressatura molto soffice, si possono ottenere dei mosti e quindi dei vini con contenuti in polifenoli e catechine di poco superiori alle altre varietà a bacca bianca.
Se l’obiettivo enologico è quello di produrre vini bianchi fermi d’annata sarà quindi importante proteggere le uve e i mosti dalle ossidazioni, minimizzare i tempi di contatto tra buccia e mosto ed effettuare una pressatura molto delicata. Nel caso in cui si debbano elaborare delle basi da spumantizzare o frizzantare è indispensabile raccogliere a mano in cassetta o bins, abbattere la temperatura delle uve prima della lavorazione e pressare l’uva intera. L’illimpidimento dei mosti può avvenire per decantazione statica o per flottazione, quest’ultima, svolta con azoto, presenta il vantaggio di aiutare l’eliminazione rapida di eventuali tracce di ossigeno, laccasi e ossidasi. L’illimpidimento può essere aiutato con l’ausilio di bentoniti e chiarificanti proteici. Nel caso in cui si voglia puntare ad ottenere vini molto fruttati o una base spumante, sarà opportuno effettuare una chiarifica più spinta con l’accortezza di inoculare i mosti con ceppi di lievito adatti a condurre fermentazioni a bassi valori di NTU e garantendo un adeguato apporto di APA. Al contrario, per ottenere vini di maggior volume e complessità la torbidità dei mosti all’inoculo deve essere maggiore.
Interessanti sono anche le prime sperimentazioni di macerazioni lunghe sulle bucce. Richiedono un’attenta gestione dell’astringenza e delle note amare e in particolare delle ossidazioni che porterebbero importanti aumenti dell’intensità cromatica e peggio ancora alla perdita di finezza e complessità aromatica. 

 

 width=

 

IL PROFILO SENSORIALE 

Il Nuragus si presenta al naso fine ed elegante, alle note fruttate si affiancano note floreali e minerali. Particolarmente interessante risulta essere la sfumatura salmastra, iodata che più di ogni altro descrittore lo caratterizza. Sebbene la degustazione dell’uva riveli una piccola presenza di composti terpenici nella buccia, queste molecole non raggiungono la soglia di percezione nel vino. In taluni casi è possibile percepire una delicata aromaticità che richiama alla salvia, al rosmarino e alla mentuccia. In bocca si presenta, mediamente strutturato, molto sapido e fresco. La nota “minerale” è importante, frequente è la leggera sensazione di astringenza dovuta al tannino che se ben dosata partecipa positivamente ad aumentare volume e persistenza. Un leggero ammandorlato è concesso per non dire tipico.
Si hanno veramente pochi esempi per poter definire con esattezza l’evoluzione di questi vini nel tempo. Molto dipende dal fatto che il 90% dei vini Nuragus vengono concepiti per essere consumati nel breve periodo. Si possono trovare esempi di vini di che presentano un’interessante evoluzione oltre i quattro anni dalla vendemmia senza evidenziare note ossidative ma al contrario maggiore complessità data dal riequilibrio tra componenti fruttate, minerali e floreali.                 

 

 width=BIBLIOGRAFIA

 – Akinas – Uve di Sardegna, G. Lovico 2017

 – Vodret, G. Madau, V. Vacca,  The polyphenols in Sardinian white wines. Note 1: the content    ofpolyphenols of the cv. Nuragus Rivista di Viticoltura e di Enologia 35 550-559, 1982

 – Cabras P; Cardu P; Serra M, White-wine-making technology of Nuragus di Cagliari. Clarificationtreatments during the pre-fermentation, Vignevini 9 (4) 47-49, 1982

 – Madau G; Vacca V. , The polyphenol content in Sardinian white wines. Note 2: Variation of the chromatographic characterization of Nuragus wine in comparison with a mazeration test [I POLIFENOLI NEI VINI BIANCHI SARDI. NOTA 2: VARIAZIONE DELLE CARATTERISTICHE CROMATICHE NEL NURAGUS SOTTOPOSTO A TEST DI MADERIZZAZIONE]. Rivista di Viticoltura e di Enologia, Conegliano 36 470-478, 1983

 – Gianni Nieddu-Vitigni della Sardegna-Notizie storiche, distribuzione geografica, sinonimi CONVISAR 2011.